Io insegno quello che avrei voluto mi fosse stato insegnato da studente nel modo in cui avrei voluto mi venisse insegnato, e questo modo è il frutto in evoluzione della mia ricerca sulla persona da allora fin qui.
Dagli anni dell'Accademia ho continuato ad esplorare cose più precisamente utili alle diverse direzioni di ricerca sull’attore in cinema e in teatro.
Per me l''attore è uno che lavora sulla propria persona per CAMBIARE CHI VEDE IN SCENA (gli altri con lui) E CHI LO VEDE DA FUORI (lo spettatore); l'azione della propria persona, nel mondo rappresentato e in quello reale, è tutto ciò che l'attore ha.
Un maestro di acting, per come la vedo io, non insegna soltanto una materia o una disciplina, ma insegna alla persona a VEDERE DAVVERO e non a guardare; mette l’individuo in relazione alla vista dell'altro sul set o sul palco con lui, e, insieme, alla vista di chi da fuori guarda chi è nell’inquadratura o sul palco reagire l'uno all'azione dell'altro.
Un maestro di acting insegna a portare l'universale nel particolare del corpo della persona sul palco, nelle sue ossa, nei suoi muscoli e nel suo respiro, mentre quella reagisce a ciò che agisce su di lei: è come un ring emozionale su cui avviene lo scontro cui il pubblico assiste.
Questa vista dell'altro da sé per l'attore, sul set come sul palcoscenico, in un dramma come in una commedia, è una vista di CONFLITTO: io voglio una cosa, tu ne vuoi un'altra ed entrambi vogliamo ognuno la sua cosa, in questo istante e più di ogni altra cosa al mondo; da fuori ci guardano lottare per averla e se siamo veri la vogliono con noi, vedono le nostre stesse cose, le desiderano coi nostri occhi e i nostri occhi li fanno loro, se li mettono nel loro mondo emotivo.
Per produrre EMPATIA negli altri bisogna essere VERI.
Veri mentre facciamo qualcosa perché sia vista da fuori, e tocchi chi da fuori la vede, e muova qualcosa in quella persona, la cambi.
Se siamo veri il pubblico smette di guardare e incomincia a vedere coi suoi dentro i nostri occhi, che non sono più solo i nostri ma insieme sono gli occhi di Amleto o di Giulietta.
È un gioco di specchi e di magia insegnare a vedere davvero e non per finta nella rappresentazione, la cui natura ULTRATERRENA, su un set come su un palco, non è di realtà, ma sempre d'ARTIFICIO, cioè: la rappresentazione è un'opera d'arte.
Artificio pone chi fa e chi guarda sul piano dimensionale dell’universale dal particolare della mera realtà rappresentata; li pone sul piano del senso profondo, del significato più vasto.
Lavorare sulla persona cercando il vero nell'artificio di una cosa rappresentata significa insegnarle a vedere il vero nel "qui ed ora" del proprio presente, che è l'unica cosa che esista davvero: significa insegnare alla persona a smontare l'armatura esperienziale e d'aspettativa che la imprigiona, con la scusa di giustificarla o di proteggerla, nel passato e nel futuro, divorando il suo presente.
Noi agiamo nel presente.
- Attore è colui che agisce: attóre s. m. (f. -trice) [dal lat. actor -oris, der. di agĕre «agire»]. [...] Treccani, Vocabolario.
Attore sta nel presente. Soltanto conquistando l'equilibrio della sua verità nel presente, l'attore può riuscire a toccare gli spettatori con la propria azione; dargli la sua vista, farli vedere.
Se ci riesce, rivela a se stessi quelli che lo stanno guardando: smettono di guardarlo come uno che si muove e parla sul palco e incominciano a vedere coi suoi occhi. Il loro respiro si accorda sul suo respiro. Partecipano della sua gioia e del suo dolore. CONDIVIDONO.
Le mie esperienze di CINEMA hanno radicalizzato la mia ricerca del vero. L'OBIETTIVO DELLA MACCHINA DA PRESA NON PERDONA: se è vero è vero, se finto è finto; non ci sono scale di grigio.
In CINEMA per me tanto più si è bravi quanto più si permette a quell'oggetto intrusivo e meccanico che è l'obiettivo della macchina da presa di entrare e di muoversi negli spazi della propria ombra, nel proprio intimo profondo.
Se si è veri e nel presente, la sostanza della sequenza di inquadrature in movimento che immortalano l’attore prende i colori emotivi del presente particolare di ogni persona che la guarda, e scatena in quella significati diversi, nuovi ogni volta: visto a vent'anni, poi a quaranta, poi a ottanta, un film, che resta identico attraverso i decenni, riesce ad essere sempre diverso per chi lo guarda, perché chi lo guarda è diverso, ha vissuto, è cambiato.
In TEATRO per me tanto più un attore è bravo quanto più riesce ad agganciare gli occhi di chi lo guarda in quel presente vivo e irripetibile e portarli, gli occhi di ognuno, dove vuole lui, facendogli vedere le cose insieme a lui. Creare un unisono, vibrare della stessa frequenza, vedere attraverso, potere di cambiare le cose, potere.
Volere è potere: per volere bisogna vedere.
- TEATRO: s. m. dal lat. theatrum, e questo dal gr. THEATRON, der. del tema di THEAOMAI: «vedere, essere spettatore».
Il teatro serve a chi lo fa e a chi lo vede a imparare a vedere.
Il teatro serve a vedere davvero.
Il teatro serve a vedere.
Parafrasando il TAOISMO, cinema e teatro sono per me due polarità energetiche di un organico corpus della persona attore, in cui in ogni metà è presente il potenziale del rispettivo opposto: il cinema per me ha una natura prevalentemente YIN, femminile, ricettiva; la natura sostanziale del teatro è invece per me YANG, maschile, attiva.
- "Tragedia dunque è mimesi di un’azione seria e compiuta in se stessa, con una certa estensione [...] in forma drammatica e non narrativa; la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da quelle passioni.". - Aristotele, Poetica, 6, 1449b 24-28.
Nove anni fa ho scelto di insegnare. Ho lasciato la strada della ricerca per me stesso e sono saltato nella ricerca per l'altro, con l'altro, per me e per l’altro.
Nella scuola si cade e ci si rialza. Si cade meglio, ci si rialza ancora e così via, finché un giorno si cade e si scopre che si riesce a volare e, ancora più importante, che si sa portare in volo chi è con te.
Una scuola di caduta diventa una scuola di volo.
Per farlo meglio, nell'ottobre del 2021 ho creato uno spazio adatto a questa ricerca: si chiama HANGAR Formazione Attoriale Indipendente.